Tra le più imponenti e importanti costruzioni di epoca romana realizzate nel Lazio meritano una particolare menzione quattro santuari, la cui storia è molto antica e assai importante: il santuario di Giunone Gabina a Gabii, quello Fortuna Primigenea a Praeneste (attuale Palestrina), quello di Ercole Vincitore a Tibur (attuale Tivoli) e quello dedicato a Giove Anxur a Terracina.
Santuario di Giunone Gabina – Gabi
Costruito verso la metà del II secolo a.C. nell’area di un precedente complesso sacro, il santuario è stato attribuito a Giunone grazie alla testimonianza di Virgilio che, nell’Eneide, menziona l’esistenza di alcuni “arva Gabinae Iunonis” (campi di Giunone Gabina) e grazie al rinvenimento, alcuni decenni fa, di un frammento della decorazione del tetto sul quale era presente una sigla riconducibile a Giunone.
Il complesso sacro, delimitato da un muro di recinzione che chiudeva un ampio spazio rettangolare, era occupato su tre lati da un portico: due presentavano una serie di ambienti adibiti probabilmente alla vendita di oggetti per il culto; il terzo era invece occupato da una gradinata teatrale, funzionale a ospitare i fedeli in occasione delle cerimonie religiose.
Al centro dell’area spiccano i resti monumentali del podio e della cella del tempio, conservati per un’altezza di ben 8 metri! Il tempio presentava sei colonne sulla facciata e nove su ciascun lato lungo ed era realizzato con blocchi parallelepipedi in tufo locale (lapis gabinus), direttamente ricavati dalle cave presenti ai margini della città antica. Nell’area compresa tra il tempio e il portico era stato installato un boschetto sacro artificiale (lucus), attestato dal ritrovamento di numerose fosse per alberi a distanza regolare. Accanto all’altare, situato in prossimità della scalinata di accesso al tempio, è stato rinvenuto l’anello in ferro utilizzato per legare le vittime sacrificali.
Il santuario di Giunone Gabina rappresenta uno dei primi esempi laziali di complessi architettonici sacri, contraddistinti dalla compresenza di un tempio e di un teatro. Una caratteristica che, mutuata dal mondo greco-ellenistico, verrà riproposta in diversi impianti come nel caso del più recente e monumentale santuario di Fortuna Primigenia a Palestrina.
Santuario della Fortuna Primigenia – Palestrina
Strutturato in una serie di terrazze artificiali collegate da rampe e scalinate, il santuario della Fortuna Primigenia fu costruito alla fine del II secolo a.C. sul pendio del Monte Ginestro. Fra i maggiori esempi dell’architettura ellenistica in Italia e ispirato ai complessi monumentali scenografici dell’Egeo orientale, era dedicato a Fortuna Primigenia, divinità oracolare venerata anche come dea madre. Qui infatti giungevano i pellegrini che chiedevano responsi alla dea attraverso l’estrazione delle sortes (tavolette di legno incise) e madri che invocavano fecondità. Le cerimonie connesse dovevano svolgersi probabilmente intorno all’altare e al pozzo che si trovano nella Terrazza degli Emicicli, una delle più scenografiche di tutto il complesso sacro.
Dall’ampia Terrazza della Cortina, posta al livello superiore, in antico circondata su tre lati da portici, si ammira ancora oggi il prospetto della cavea teatrale, dove i fedeli assistevano alle rappresentazioni sacre. In cima al santuario invece svettava il tempio circolare che doveva ospitare la statua di culto di Fortuna in bronzo dorato.
Santuario di Ercole Vincitore – Tibur
Edificato a partire dal II secolo a.C., costituisce una struttura scenografica di dimensioni imponenti, realizzata su un terrazzamento a picco sul fiume Aniene, lungo un’antica percorrenza di transumanza che sarebbe poi divenuta la via Tiburtina, strada che poi venne inglobata nel complesso architettonico con un percorso coperto, la Via Tecta.
Il santuario constava di tre parti principali: il teatro, che sfruttava il naturale digradare del terreno; una grande piazza delimitata da portici e il tempio vero e proprio in posizione centrale nella piazza e in asse col teatro. Una serie di terrazzamenti, portici e colonnati creavano inoltre una grandiosa scenografia intorno al luogo di culto. Per scoprire tutta la storia del santuario, leggi il nostro articolo dedicato qui.
Santuario di Giove Anxur – Terracina
Dedicato al dio Giove protettore di Anxur, nome dell’antica Terracina, il santuario fu realizzato già nel IV secolo a.C. in cima al Monte Sant’Angelo con una serie di terrazzamenti e più volte rifatto nel corso dei secoli. Il santuario, giunto fino a noi nel rifacimento di I secolo a.C., comprende una terrazza superiore (“campo trincerato”) con uso prevalentemente militare, e una terrazza inferiore che ospita il grande tempio e il santuario oracolare.
Verso ovest una terza terrazza (“piccolo tempio”) presentava invece una serie di camere a volta, ornate da affreschi in parte rimaneggiata per l’inserimento del convento di San Michele Arcangelo. Il tempio, che la tradizione vuole dedicato a Giove “imberbe” fu sede, quindi, di un frequentatissimo oracolo: chi voleva conoscere il futuro doveva calare il proprio quesito in una cavità sotto la quale si apriva una caverna, ove risiedevano, celati, i sacerdoti.
Non resta che controllare il programma mensile per vedere quando è prevista una visita guidata ad uno di questi straordinari santuari!