Nascosti tra i palazzi del moderno quartiere Sallustiano, sono ancora ben visibili i resti di quelli che furono i grandiosi Horti abitati nel I secolo a.C. da Giulio Cesare, poi dallo stesso Sallustio e divenuti infine parte del demanio imperiale. Ma andiamo con ordine.
Gaio Sallustio Crispo
Nella Roma Repubblicana si doveva ben scegliere da che parte stare per tentare la scalata del successo e Gaio Sallustio Crispo divenne uno degli uomini più vicini a Giulio Cesare. La sua ricchezza aumentò esponenzialmente quando venne nominato governatore della neonata provincia dell’Africa Nova: qui si impadronì di tutti beni del re numida e iniziò ad incassare numerose tangenti sugli appalti pubblici.
Obbligato a tornare a Roma per affrontare le accuse a suo carico, fu proprio Giulio Cesare ad aiutarlo: nel 44 a.C. Sallustio decise così di ritirarsi a vita privata, dedicandosi all’otium e alla composizione di quelle che sono poi divenute le prime monografie storiche composte nel mondo latino. E proprio questi importanti testi furono redatti all’interno delle sontuose e straordinarie stanze dei suoi Horti.
Gli Horti Sallustiani
Il possedimento era enorme: una serie di edifici e padiglioni erano disseminati qua e là all’interno di splendidi e rigogliosi giardini, pieni di fontane, giochi d’acqua e pregiate opere scultoree. Ciò che resta oggi del suo antico splendore non è quindi che una minima parte della residenza originaria, ma già affacciandosi in piazza Sallustio e guardando in basso – a più o meno 15 metri al di sotto dell’attuale livello stradale – è però ben possibile immaginare l’imponenza degli antichi Horti.
Vero è che lo stupore aumenterà ancora di più entrando nella grande aula circolare coperta a volta le cui pareti dovevano essere interamente rivestite di pregiati marmi, esattamente come lo erano anche i pavimenti.
Era questo certamente il vano di rappresentanza che comunicava con due piccoli vani adibiti a ninfei e con altre sale in cui si riconosce anche il vano scala che conduceva ai piani superiori, dove si trovavano molto probabilmente le camere da letto per gli ospiti.
L’Insula degli Horti Sallustiani
Accanto alla grande aula circolare, dall’esterno, è ben visibile poi un’alta insula, un caseggiato a più piani destinato probabilmente ad ospitare il personale della villa e le maestranze che qui dovevano risiedere stabilmente. Alla morte di Sallustio, gli Horti entrarono a far parte del demanio statale e furono molti gli imperatori che la scelsero come propria residenza: Nerone, Vespasiano, Nerva, Adriano e perfino Aureliano.
Le opere d’arte negli Horti Sallustiani
La loro grandezza rimase sempre nota durante i secoli dell’impero, gli Horti infatti non cambiarono mai nome, e al suo interno trovarono collocazione opere d’arte dal valore inestimabile: il Galata Morente ed il Galata Suicida, il Trono Ludovisi e la delicata Iuno Ludovisi (il primo esposto ai Musei Capitolini, gli altri al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps).
Gli Horti Sallustiani dopo la caduta di Roma: Villa Boncompagni Ludovisi
Cosa accadde dopo il crollo di Roma? Esattamente al di sopra della grandissima area degli Horti la famiglia Ludovisi, nel 1600 ormai, fece edificare una delle più straordinarie residenze della nobiltà romana, Villa Boncompagni Ludovisi, talmente strabiliante da essere divenuta una tappa imprescindibile nel viaggio di formazione del Grand Tour. Ma questa è tutta un’altra storia.
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