Addossata alle antiche Mura Serviane e in prossimità dell’Arco di Gallieno, proprio nel cuore dell’Esquilino, passa quasi inosservata una piccola ma interessante chiesa, in grado di rivelare ai visitatori più curiosi continue sorprese, soprattutto nei suoi sotterranei!
La storia della Chiesa di San Vito
Tutto ebbe inizio nell’VIII-IX secolo, è questo infatti il momento in cui la chiesa venne menzionata per la prima volta, col titolo di diaconia, nella biografia di papa Leone III. La chiesa è sempre stata dedicata a San Vito, martire cristiano molto venerato nel Medioevo e in tutta l’area del Mediterraneo, perché gli si attribuivano facoltà terapeutiche.
Caduta presto in rovina, venne di fatto completamente ricostruita da Sisto IV della Rovere nel 1477: è a questo periodo che risale la facciata su via di San Vito, con il tetto a capanna, il grande occhio centrale ed il portale con gli stipiti in marmo. L’espandersi del rione oltre le Mura Serviane, verificatosi all’inizio del XX secolo, portò a nuovi interventi di restauro: il primo operato da Pietro Camporese il Giovane e il secondo, nel 1900, da Alfredo Ricci. E’ in questa occasione che si cambiò l’orientamento della chiesa, creando una nuova facciata su via Carlo Alberto, con un portale rettangolare con stipiti in travertino, affiancato da paraste, al di sopra delle quali si distingue un fregio di triglifi e metope, sovrastato da una finestra semicircolare ornata da rosette e un altro fregio con finestra rettangolare circondata da festoni con testa alata di putto e il timpano con la Croce. Negli anni ‘70 del secolo scorso però si decise di riportare la chiesa all’antica struttura, con l’entrata principale su via di San Vito.
Tra arte e tradizioni: “la pietra scellerata”
L’interno della chiesa, con navata unica, abside semicircolare e soffitto a cassettoni, presenta custodisce una preziosa edicola con un affresco realizzato attribuito ad Antoniazzo Romano (o secondo altri a Melozzo da Forlì) raffigurante la Madonna col Bambino e Santi.
Curiosità assoluta la presenza della cosiddetta “pietra scellerata” murata nella parete destra – un cippo romano con iscrizione che ricorda un tale Elio Terzio Causidico – che la tradizione cristiana ritiene il luogo dove molti cristiani, tra cui lo stesso San Vito, subirono il martirio. Nel Medioevo si riteneva che la raschiatura della pietra salvasse dal morso dei cani arrabbiati e per questo motivo la pietra appare raschiata profondamente su tutta la superficie: tra i tanti sembra che ne abbia tratto beneficio nel 1620 un Colonna di Paliano!
I sotterranei di San Vito
Di notevole interesse storico ed archeologico, è la visita dei sotterranei della chiesa in cui sono stati messi in luce importanti resti. Non solo le strutture rinascimentali risalenti a Sisto IV, ma anche e soprattutto quelle di epoca romana, tra cui è possibile distinguere chiaramente resti delle Mura Serviane, un breve tratto di strada romana basolata, alcune opere idrauliche – tra cui un castellum aquae – legate all’acquedotto Anio Vetus, oltre ad alcune sepolture. Insomma una piccola grande chiesa, tutta da scoprire!
Controlla nel programma mensile quando è prevista la prossima visita alla Chiesa e ai sotterranei di San Vito all’Esquilino.