Nella spettacolare cornice di Galleria Borghese trovano posto, tra sale sontuose e piene di straordinarie opere d’arte, alcuni dei più grandi capolavori di Gian Lorenzo Bernini.
La mostra su Bernini a Galleria Borghese
La villa, voluta dal Cardinale Scipione Borghese – nipote di papa Paolo V – all’inizio del 1600, era già il luogo che consacrava tutta la genialità dell’artista simbolo del Barocco Romano. E’ infatti in questo museo che sono normalmente esposti al pubblico i suoi gruppi scultorei giovanili più celebri: il Ratto di Proserpina, il David, il gruppo di Enea Anchise e Ascanio ed ovviamente l’Apollo e Dafne. Tutte magistrali esecuzioni del Bernini poco più che ventenne: il cardinale Scipione infatti può essere considerato in un certo senso lo scopritore di questo giovane talento e grazie alle sue importanti conoscenze, introdusse Gian Lorenzo nel mondo delle più facoltose committenze.
La mostra attualmente organizzata nella Galleria vuole quindi ripercorrere tutte le fasi della lunga produzione scultorea, architettonica e pittorica del maestro: dalle opere giovanili, ai bozzetti e modellini preparatori, fino alle opere che lo consacrarono il più grande tra i grandi.
Ciò che rese assai richiesto questo artista fu la sua straordinaria abilità esecutiva: era infatti in grado di modellare il marmo come fosse creta, rendendo una pietra fredda e particolarmente dura, malleabile e viva, celebrando nei suoi lavori la potenza della carne e della passione ardente dell’animo umano. Numerosi sono infatti i busti ritratto realizzati che resero così “immortali” alcuni dei più influenti uomini dell’epoca.
I busti ritratto del Bernini
Impressionante per la loro somiglianza sono per esempio i due busti di Scipione Borghese, il padrone di casa. Un doppio lavoro “forzato”: mentre stava completando il primo busto infatti nel marmo comparì una spaccatura, che rese di fatto impresentabile l’opera. Si racconta che il Bernini, pur di accontentare il suo importante committente, abbia realizzato la seconda versione in soli tre giorni! E’ però con il busto di Costanza Piccolomini che si può conoscere un aspetto assai intimo del maestro: la giovane donna infatti fu anche la sua passionale amante, e questo ritratto mostra tutta la devozione e l’amore a lei riservato. Costanza però iniziò una relazione anche con il fratello minore di Bernini, fatto che mandò su tutte le furie l’artista, tanto da tentare di uccidere il suo stesso fratello ed inviare un sicario a sfregiare il volto dell’amata! Tutto questo, in un certo senso, rivela la folle spinta passionale che muoveva Bernini, in pubblico e in privato, e che lo portò a trasmettere, in ogni blocco di marmo, questo suo “fuoco indomito”.
Santa Bibiana: la prima opera pubblica
In mostra è presente anche quello che fu il primo lavoro pubblico di Gian Lorenzo, la statua di Santa Bibiana. Realizzata verso il 1624, dopo i molti nudi dei gruppi scultorei borghesiani, la scultura presenta sontuose vesti panneggiate, realizzate con estrema maestria. Ma è lo sguardo della santa ciò che poi diventerà un tratto peculiare del Bernini scultore del sacro: gli occhi rivolti verso l’alto, rapiti da ciò che è ben più grande della vita terrena, raggiungono una vera e propria estasi. Una sezione assai interessante della mostra è quella che presenta Bernini nel ruolo di pittore.
Bernini pittore: i due autoritratti
Tra le opere esposte, molto interessanti sono i due autoritratti, un’occasione per conoscere il volto del genio del barocco: nel primo ci appare poco più che ventenne, quando cioè lavorava ai gruppi borghesiani, con occhi vispi e passionali; nel secondo l’artista appare invece maturo, ormai quarantenne, quando era cioè impegnato ad eseguire i suoi più importanti lavori architettonici a Roma.
Gli ultimi anni di Bernini artista
Bernini fu realmente il protagonista del Seicento, non solo per la gloria e la fama che giustamente conseguì, ma anche perché visse molto a lungo, fino a più di 80 anni e senza mai smettere di lavorare. Ecco quindi che in mostra è possibile anche ammirare alcuni dei suoi ultimi capolavori, come il toccante Salvator Mundi, solitamente custodito nella Basilica di San Sebastiano sull’Appia Antica o il bozzetto per la scultura colossale che realizzò per il re di Francia Luigi XIV. Un artista quindi la cui fama superò giustamente i confini della città, raggiungendo perfino la Francia e la Spagna di Filippo IV, il quale acquistò lo struggente Cristo Crocifisso in bronzo dorato.
Con le committenze estere Bernini non raggiunse però il giusto riconoscimento: Luigi XIV infatti fece trasformare il ritratto della propria statua nell’immagine dell’eroe romano Marco Curzio, mentre il Crocifisso spagnolo venne sostituito quasi immediatamente. Ma in patria Bernini è stato e resterà il genio assoluto e virtuoso del Barocco!