Tra tutte le meraviglie di Roma, Galleria Borghese rappresenta certamente uno scrigno prezioso, che racchiude al suo interno capolavori artistici dal valore inestimabile. Voluta dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, divenne fin da subito il “contenitore” ideale per esporre al fortunato pubblico di visitatori la sbalorditiva collezione della famiglia. Una piccola ma elegante residenza immersa nel parco della villa, che grazie a Scipione diventò punto di riferimento per studiosi, appassionati ed intellettuali: un vero e proprio museo e luogo di cultura. La grande sensibilità artistica del padrone di casa, fece qui confluire opere di vario genere, tutte però accomunate da un aspetto: la bellezza.
La nascita della collezione Borghese
Una importante serie di opere del mondo greco e romano andarono infatti a formare una vasta collezione archeologica, a cui si aggiunsero ben presto gli straordinari gruppi scultorei e le opere dei più grandi artisti dell’intera storia dell’arte mondiale, tanto che l’esposizione vanta opere databili dal XV al XVIII secolo. Una galleria che regala continue ed infinite sorprese al visitatore e che desta puro incanto.
Il nucleo più importante delle sculture e delle pitture di Galleria Borghese risale quindi al collezionismo del cardinale Scipione, ma notevoli furono le aggiunte riferibili agli altri membri della famiglia, durante almeno i successivi tre secoli, nonostante qualche perdita ragguardevole (gran parte della collezione archeologica fu infatti venduta a Napoleone e costituisce oggi il Fondo Borghese al Museo del Louvre).
I grandi capolavori pittorici: Raffaello, Tiziano e gli altri
Scipione decise di avere nella propria residenza tutte le espressioni di arte antica, rinascimentale e contemporanea, atte a rievocare una nuova età dell’oro: ecco quindi che possiamo ammirare, l’uno accanto all’altro, opere di artisti quali Raffaello con la Deposizione o la misteriosa Dama con Liocorno, Tiziano con l’Amor Sacro e Amor Profano o con Venere che benda Amore, Domenichino con La Caccia di Diana o ancora le due Veneri a confronto di Cranach e Brescianino, esattamente esposte ancora oggi così come volute da Scipione.
Caravaggio a Galleria Borghese
E poi le opere più celebri forse, le sei tele del Caravaggio grazie alle quali è possibile ripercorre tutta la vita artistica e non del grande artista, dalle realizzazioni giovanili (Ragazzo con il cesto di frutta e il Bacchino Malato) a quelle della fase matura (San Girolamo in atto di scrivere, la Madonna dei Palafrenieri) fino alle ultime realizzazioni (San Giovannino e Davide con la testa di Golia).
Gian Lorenzo Bernini: i gruppi scultorei
Se poi l’arte scultorea è ciò che colpisce maggiormente la vostra sensibilità artistica, Galleria Borghese diventa il Museo per eccellenza: Scipione infatti amò particolarmente Gian Lorenzo Bernini, colui che nel 1600 seppe forse modellare il marmo con la mano più raffinata e sapiente di tutti. La curiosità è che la maggior parte dei gruppi scultorei di Bernini qui presenti, sono da considerarsi opere giovanili, visto che furono realizzate dall’artista appena ventenne! Incanta per la carica di passione che trasmette il gruppo di Pluto e Proserpina, dove la sola mano del dio che affonda nelle teneri carni della fanciulla, vale da sola l’intera visita alla Galleria! Altro mito pagano carico di pathos è certamente il gruppo di Apollo e Dafne, talmente passionale da aver fatto suggerire al cardinale Maffeo Barberini (futuro papa Urbano VIII) il distico morale in latino inciso nella base della statua: “chi ama seguire le fuggenti forme dei divertimenti, alla fine si trova foglie e bacche amare nella mano”.
E sempre il cardinale Barberini fu colui che resse lo specchio al Bernini per aiutarlo con l’autoritratto: suo è infatti il volto piegato dallo sforzo nel lavorare il marmo, esattamente come doveva essere quello del David mentre affrontava il gigante Golia. Ma imperdibili sono anche il gruppo di Enea e Anchise, i doppi busti di Scipione o ancora l’opera forse più intima dell’artista, La Verità, purtroppo non completata dal Bernini.
Paolina Borghese e Antonio Canova
E poi il gioiello della casa: il ritratto di Paolina Borghese sapientemente modellato nel bianco e candido marmo da Antonio Canova per volere di Camillo Borghese. Ritratta come la “Venere Vincitrice” del Giudizio di Paride, con tanto di pomo in mano, nuda e adagiata su un soffice divano, l’opera destò non pochi scandali perché era un fatto eccezionale per l’epoca ritrarre senza veli un personaggio di alto rango!
Insomma… Galleria Borghese è veramente un luogo magico, uno scrigno prezioso che custodisce immensi capolavori artistici tutti da ammirare! Quando visitarli insieme? Controlla nel programma mensile!