“Uomo di grande e bello aspetto, di grosse e robuste membra, di forte animo e d’alti e nobili concetti”.
Francesco Borromini: chi era
L’artista Francesco Borromini, nato Francesco Castelli, il 27 Settembre del 1599 a Bissone (sul lago di Lugano), si appassionò fin da giovane all’arte e all’architettura. Fu così che si trasferì a Milano dove iniziò a studiare come intagliatore di pietre e a lavorare nella Fabbrica del Duomo. Il suo soprannome “Borromini” è forse dovuto alla particolare devozione nei confronti di San Carlo Borromeo. Nel 1619 decise di tentare la fortuna nella città dei papi: giunse quindi a Roma e si sistemò presso lo zio, il già ben affermato architetto Carlo Maderno.
L’incontro con Gian Lorenzo Bernini
Con lui iniziò a lavorare come semplice scalpellino nella Basilica di San Pietro, ma subito si fece notare per la sua straordinaria abilità. Fu in questi anni che iniziò a sviluppare una grande passione verso l’architettura ed iniziò a lavorare anche alle dipendenze di Gian Lorenzo Bernini, già artista celebre, nonostante fosse di un solo anno più anziano! I due ebbero così modo di collaborare nella realizzazione di alcuni dei più importanti monumenti della Roma Barocca, come in San Pietro (celebre il Baldacchino), a Palazzo Barberini, a Palazzo del Quirinale e in Vaticano, ma tra i due non nacque di certo un’amicizia. E così sentenziò Borromini riferendosi a Bernini mentre lavoravano a Palazzo Barberini:
“Non mi dispiacie che abbia auto li denarij, ma mi dispiacie che gode l’onor delle mie fatiche”.
- Baldacchino
- Palazzo Barberini
Le committenze di papi e cardinali
I pontefici e i più facoltosi uomini dell’epoca si “innamorarono” ben presto della sua straordinaria abilità esecutiva e molte furono le commissioni individuali che iniziò ad ottenere. Il cardinale Spada per esempio lo scelse per lo straordinario gioco prospettico della Galleria nel suo palazzo, i Trinitari Scalzi per la realizzazione del convento e della Chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane; Urbano VIII lo chiamò per continuare i lavori nel complesso di Sant’Ivo alla Sapienza; Innocenzo X per Sant’Agnese in Agone a piazza Navona, la Basilica di San Giovanni in Laterano e il Palazzo del Collegio di Propaganda Fide; mentre i confratelli della Congregazione di San Filippo Neri lo scelsero per la realizzazione dell’Oratorio dei Filippini. E solo per citare le architetture più celebri.
- Prospettica Galleria Spada
- Sant’Ivo alla Sapienza
- Chiesa di Sant’Agnese in Agone
Gli ultimi anni e il suicidio
Con il passare degli anni però, Gian Lorenzo Bernini, assai più impavido e sprezzante, riuscì a imporsi in città. Fu così che Borromini iniziò a chiudersi sempre di più in se stesso:
“era solito di patir molto di umor malinconico”), fino a quando la notte del 2 Agosto del 1667 “caduto da alcuni giorni in pieno umore hipocondriaco, con una spada, appoggiata col pomo in terra e con la punta verso il proprio corpo si ammazzò.”
Nonostante il pentimento, la tomba allestita nella cripta di San Carlo alle Quattro Fontane rimase vuota perché i Trinitari non permisero che nella loro chiesa vi fosse sepolto un suicida. Borromini quindi verrà sepolto, come Carlo Maderno, nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, dove ancora oggi oggi è ricordato con una lapide piccola e piuttosto sobria, senza altre parole che il nome.
- San Giovanni dei Fiorentini
- Sepoltura