Cosa si intende per Foro di Augusto? Perché fu costruito? Scopriamolo insieme nel nostro nuovo articolo!

 

La storia del Foro di Augusto

Seguendo le orme del padre adottivo, il celebre Giulio Cesare, Ottaviano decise di far realizzare a Roma il secondo foro imperiale. Una nuova e imponente piazza disposta ortogonalmente rispetto al Foro di Cesare, di cui riprese però l’impostazione formale: una piazza porticata dove su un lato breve dominava un tempio.

Con ogni probabilità Ottaviano diede il via alla costruzione del nuovo Foro dopo il 30-27 a.C. e cioè dopo la conquista dell’Egitto e la sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra, e dopo aver acquisito il titolo di Augustus. I lavori si protrassero a lungo e il Foro venne inaugurato nel 2 a.C., presentandosi come modello di un “nuovo” messaggio politico.

 

Gli edifici del Foro di Augusto e alcune ricostruzioni

L’edificio più importante era sicuramente il Tempio di Marte Ultore, cioè “vendicatore”. Ottaviano infatti decise di costruire un nuovo Foro facendo un voto a Marte nel 42 a.C., alla vigilia cioè della battaglia di Filippi contro gli uccisori di Cesare, Bruto e Cassio. Addossato all’alto muro di fondo, che separava la piazza dal retrostante quartiere della Suburra, l’edificio presentava 8 colonne in facciata e altrettante sui lati; sul frontone vi era poi un altorilievo con il dio Marte al centro, affiancato della dea Roma e dalla personificazione del Palatino.

 

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Davanti al tempio e al centro della piazza (in gran parte oggi al di sotto di via dei Fori Imperiali), si ergeva la statua di Augusto, rappresentato sul carro trionfale. I portici invece presentavano sull’attico una serie continua di figure femminili, le Cariatidi, alternate a clipei, elementi circolari alludenti a scudi. L’andamento dei portici era interrotto nei lati lunghi da due esedre, due aree semicircolari coperte, verosimilmente utilizzate come tribunali.

 

 

Accanto al tempio infine, vi era l’Aula del Colosso, una sala dedicata al culto imperiale, la cui parete di fondo ha rivelato un rivestimento con lastre rettangolari in marmo bianco lunense disposte per un’altezza di almeno 11 metri – tanto quanto la statua colossale del Genio di Augusto qui innalzata – che andavano a disegnare una sequenza di motivi decorativi vegetali, con andamento leggermente curvilineo, tale da far pensare al disegno delle pieghe di un tessuto che faceva da sfondo al colosso!

 

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La spiegazione dell’apparato decorativo del Foro di Augusto

Tutto l’apparato decorativo del Foro di Augusto era concepito come un manifesto ideologico e politico. Una ricca galleria di immagini scultoree di personaggi mitologici e reali della storia di Roma decorava varie zone della monumentale area: a partire da Enea, attraverso i re di Albalonga, Romolo e gli uomini illustri, fino ai ritratti della Gens Iulia. Un filo ininterrotto legava di fatto gli antenati troiani ad Augusto, che esaltava e legittimava in questo modo agli occhi dei cittadini la figura stessa dell’imperatore.

Il Foro quindi era tutto destinato all’esaltazione di Augusto e del suo ruolo di restauratore della tradizione e di continuatore delle vicende storiche di Roma nell’ambito di un progetto voluto e progettato dagli dei e per questo incontestabile.