Simbolo per eccellenza di Roma, divenuta una delle tappe imprescindibili di visita della città, la Fontana di Trevi sa stupire non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua affascinante storia. Particolarmente esaltata dal film di Fellini la “Dolce Vita”, accoglie ogni giorno centinaia di visitatori, pronti a lanciare una monetina nella sua preziosa vasca. 

 

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Fontana di Trevi: le origini

La storia della fontana è molto antica: fu infatti realizzata insieme all’Acquedotto Vergine, costruito ai tempi dell’imperatore Augusto e in parte funzionante ancora oggi! Come spesso accade, una leggenda spiega la sua origine. Si racconta che un giorno il valente generale Agrippa insieme ai suoi soldati, particolarmente assetati, abbia incontrato una giovane vergine che come per miracolo, fece sgorgare una sorgente d’acqua purissima. In perenne memoria dello straordinario evento, Agrippa decise di realizzare un acquedotto, che giungesse fino a Roma.

 

 

Perché il nome “Trevi”?

Il nome Trevi invece sembra derivare dalla posizione stessa della fontana, situata proprio all’incrocio di tre vie, un trivio appunto. Per giungere però alla sistemazione attuale della piazza e quindi della fontana, bisogna attendere qualche secolo. Fu infatti papa Urbano VIII Barberini ad occuparsi di una prima organizzazione della zona, grazie ai proventi ottenuti da una sgradita tassa sul vino imposta al popolo.

 

Il progetto di Nicola Salvi del 1731

La straordinaria quinta di Palazzo Poli fu invece realizzata nel 1731, durante il pontificato di Clemente XII Corsini, quando l’artista Nicola Salvi – insieme ad un folto gruppo di aiutanti – scegliendo come tema principale il mare, si aggiudicò la commissione dell’intera opera.

Nella fontana si notano infatti, al centro, il dio Oceano ritratto su un cocchio trainato da cavalli alati, guidati da Tritoni: un cavallo è rappresentato agitato, mentre l’altro placido, a simboleggiare i due aspetti del mare, a volte calmo, altre tempestoso. Accanto al dio, in due apposite nicchie, le statue della Salubrità e dell’Abbondanza.

 

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Subito sopra, si possono ben distinguere i due pannelli che raccontano la storia della costruzione dell’acquedotto Vergine: da un lato Agrippa insieme ai soldati e dall’altro la Vergine che indica la sorgente d’acqua pura, in riferimento proprio all’antica leggenda. 

 

 

Nel prospetto superiore della fontana invece vi sono altre quattro statue allegoriche più piccole (Abbondanza della frutta, Fertilità dei campi, Ricchezza dell’Autunno, Amenità dei giardini) e tra loro, sormontata da un imponente stemma araldico del papa, è posta la grande iscrizione commemorativa. Ma la sontuosa decorazione non si esaurisce qui. E’ la quantità di particolari a rendere la fontana ancora più spettacolare: si possono infatti distinguere ben 30 specie di piante (grappoli d’uva, piante sempreverdi, canne, fichi, edere, e molte altre ancora) insieme a numerosi animali come le lumache e le lucertole!

 

La tradizione del lancio delle monetine

Ma come è nata la tradizione del lancio della monetina nella fontana, che secondo la tradizione, garantisce un sicuro ritorno a Roma? Si deve ovviamente tornare indietro nel tempo, quando era consuetudine gettare nelle fonti sacre piccoli doni per propiziarsi la divinità, come per esempio nei pozzi dei desideri!

 

Curiosità. Il vaso sul parapetto

vaso_fontana-di-trevi_lasinodoroAltra piccola curiosità: avete mai notato quel curioso vaso in travertino posto sul parapetto esterno della fontana? I Romani lo hanno soprannominato, per la sua forma, “asso di coppe” (in riferimento al simbolo delle carte da gioco) e sembra sia stato posto qui dallo stesso Nicola Salvi per impedire la vista di un barbiere che aveva una bottega nei pressi e che amava criticare continuamente il lavoro dell’architetto!

 

 

 

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