Tra le fontane monumentali di Roma, merita una particolare menzione la Fontana del Mosè che con tutta la sua imponenza domina lo sfondo di Piazza San Bernardo, proprio all’incrocio di Piazza Santa Susanna, nel cuore quindi del Viminale.

La storia dell’Acquedotto Felice

La fontana, opera di Giovanni e Domenico Fontana, fu eretta tra il 1585 ed il 1589, come mostra terminale dell’Acquedotto Felice, voluto da papa Sisto V, al secolo Felice Peretti, da cui prese appunto il nome. L’intenzione del pontefice era infatti quella di rifornire d’acqua i quartieri sorti sul Viminale e sul Quirinale, ma anche – e forse soprattutto – la sua nuova e vastissima proprietà, Villa Montalto, che si estendeva su entrambi i colli (e demolita sul finire del XIX secolo). 

 

Casino_della_Villa_Peretti_Giuseppe_Vasi_lasinodoro

 

Fu il primo acquedotto costruito a Roma dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e consentiva di portare le acque delle campagne di Zagarolo e Palestrina nel cuore della città, riutilizzando le sorgenti dell’Aqua Alexandrina e altre delle zone limitrofe. Passeggiando oggi nello straordinario Parco degli Acquedotti, è ancora possibile ammirare le sue imponenti arcate che, seppur più basse rispetto a quelle degli acquedotti romani, portarono comunque alla distruzione in alcuni tratti di quelle più antiche dall’Aqua Marcia, Tepula e Iulia.

 

Acquedotto_Felice_e_Torre_del_Fiscale_lasinodoro

 

L’Acquedotto Felice fu realizzato da Matteo Bortolani i cui errori di calcolo sulla pendenza delle condutture dell’acquedotto, impedirono di fatto il regolare flusso dell’acqua. Fu così che il papa decise di rivolgersi a Giovanni Fontana, fratello del più noto Domenico, per correggere gli errori di progettazione del collega.

Nell’agosto del 1586 si racconta che Camilla Peretti portò al fratello la bottiglia con la prima acqua immessa nelle condotte che, analizzata dai farmacisti di Castel Sant’Angelo, fu trovata – forse con una qualche cortigianeria – la migliore delle acque potabili sgorganti in Roma!

La Fontana del Mosè

E come mostra terminale dell’acquedotto, fu realizzata appunto la Fontana del Mosè in travertino, marmo e stucco e che ripropone la forma di un arco trionfale a tre fornici.

Nella nicchia centrale centrale è collocata la colossale statua del Mosè che indica le acque miracolosamente scaturite dalla roccia, opera di Leonardo Sormani e Prospero Antichi, al quale fu a lungo attribuita l’esclusività dell’opera, con la falsa leggenda che, a causa della vergogna da lui provata per la bruttezza della statua, si sarebbe suicidato!

 

Acquedotto_Felice_statua mosè_lasinodoro

 

Ed in effetti oltre all’anacronismo della presenza delle Tavole della Legge che Mosè non aveva ancora ricevuto all’epoca del miracolo delle acque, la statua, per quanto intenda rifarsi a modelli michelangioleschi, si presenta invece un po’ più tozza, tanto da essere battezzata dai romani il “Mosè ridicolo”, divenendo anche oggetto di pasquinate particolarmente pungenti:

“Guardo con occhio torvo | l’acqua che sgorga ai pié | pensando inorridito | al danno che a lui fe’ | uno scultor stordito” o ancora “È buona l’acqua fresca e la fontana è bella | Con quel mostro di sopra però non è più quella | O tu, Sisto, che tanto tieni alla tua parola | Il nuovo Michelangelo impicca per la gola”.

Nelle nicchie laterali si trovano invece due altorilievi raffiguranti episodi biblici connessi con l’acqua: da un lato, Aronne guida il popolo ebreo all’acqua scaturita dal deserto di Gian Battista della Porta; dall’altro Gedeone sceglie i soldati osservando il loro modo di bere di Pietro Paolo Olivieri e Flaminio Vacca, autori anche degli angeli che sorreggono lo stemma di Sisto V affiancato da due piccoli obelischi e posto sopra all’attico con l’iscrizione commemorativa e l’immancabile croce in rame dorato, elemento presente in tutte le “fabbriche notabili” costruite dal pontefice.

 

Fontana_del_Mosè_iscrizione_lasinodoro

 

Alla base dei nicchioni, l’acqua sgorga da una finta scogliera in marmo cipollino nelle vasche ornate in origine da quattro leoni antichi in porfido e marmo provenienti rispettivamente dal Pantheon e dal Laterano, sostituiti nel 1850 con altri in marmo bardiglio, realizzati da Adamo Tadolini, allievo di Antonio Canova, quando gli fu richiesto di occuparsi di un generale restauro dell’intero monumento. La fontana inoltre è cinta alla base da una balaustra in travertino, realizzata al tempo di Pio IV Medici di Marignano per il cortile del Belvedere in Vaticano e qui riutilizzata.

 

Fontana_del_Mosè_leoni_lasinodoro

 

Fu la prima delle fontane romane appositamente costruite come mostre d’acqua, ma la sua imponenza non riscatta forse completamente la sua disarmonia e non è improbabile che tra le cause della modesta qualità del monumento possa comprendersi anche una certa fretta che il papa abbia imposto al Fontana per la conclusione dell’opera!

Ma del resto Sisto V, che salì al soglio pontificio nel 1585, nei soli cinque anni di pontificato (morì infatti nel 1590), avviò una serie di opere urbanistiche impressionanti, tra le quali – oltre alla sua villa, all’acquedotto e alla nostra fontana – la costruzione del nuovo Palazzo del Laterano, la realizzazione della Cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica di Santa Maria Maggiore, l’apertura di Via Sistina e l’innalzamento in città di molti obelischi…e solo per ricordare i più celebri interventi!

Controlla nel programma mensile quando è prevista la prossima visita guidata al Viminale per scoprire tutta la sua interessante storia!