Tra i luoghi meno noti di Roma, vi è certamente il Drogstore Museum e Circuito Necropoli Portuense, un percorso territoriale pensato per la periferia storica del quadrante Ovest della città. Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme.
La storia del Museo
Il museo, allestito nel piano commerciale dello stabile in via Portuense n. 317, si pone, proprio per la sua storia, come un luogo di contaminazione tra antico e moderno con una vocazione alla valorizzazione della cultura. Quando nel 1967 si iniziò la costruzione del palazzo, furono messi in luce alcuni sepolcri imperiali dell’estesa e importante Necropoli Portuense, che si decise di non ricoprire.
Negli anni Ottanta i monumenti furono oggetto di un interessante tentativo di valorizzazione: vennero infatti integrati nell’edificio che accolse, per la prima volta in Italia, un drugstore, fallito però negli anni Novanta. E fu così che la necropoli divenne inaccessibile fino al 2005, quando l’area venne trasformata in un museo di proprietà demaniale che dopo lunghi interventi di restauro aprì al pubblico nel 2019.
Le tombe di epoca imperiale della Necropoli Portuense
Visitando l’area è possibile ammirare i resti di quattro tombe databili dalla seconda metà del I secolo d.C al IV secolo d.C., in parte ricavate nel tufo e in parte realizzate in opera reticolata mista a laterizi.
La tomba più grande, chiamata “tomba A”, è del tipo a camera con volta a botte e presenta al centro una grande nicchia rettangolare con la calotta decorata da una conchiglia in stucco. Sulle altre pareti ben si distinguono alcune nicchie di piccole dimensioni destinate ad accogliere le urne cinerarie, trasformate in seguito in loculi per inumazioni. L’elegante pavimento a mosaico con tessere bianche e nere rappresenta scene di vendemmia mentre, al centro, un interessante episodio mitologico in cui si riconosce Licurgo – personaggio del mito di Dioniso – che assale la ninfa Ambrosia la quale, per difendersi, si trasforma in ramo di vite!
La “tomba D” invece, di forma rettangolare e preceduta da tre scalini di accesso, oltre alle consuete nicchie per le urne – qui disposte su quattro file – presenta alcuni curiosi graffiti sull’intonaco in cui è possibile leggere i nomi dei defunti. Si pensa che chi fu sepolto all’interno di ciascuna delle quattro tombe possano essere i componenti di un’unica famiglia allargata, una sorta di clan familiare, che comprendeva affini, schiavi, liberti, clientes (persone in rapporti d’affari) e persino amici sprovvisti di una tomba propria. E ancor di più, queste sepolture potevano essersi aperte ad accogliere, in maniera molto allargata, molti componenti della comunità locale. Infatti sembrerebbero tombe di individui di ceto medio e basso, legati al Transtiberim (e cioè Trastevere, XIV Regio Augustea), artigiani e commercianti quindi, soprattutto liberti, fra cui molti stranieri, ma anche barcaioli, scaricatori di porto, pescivendoli, mugnai coi mulini posti lungo il fiume.
La Tomba del Guerriero della Muratella
Ma le sorprese non finiscono qui. E’ infatti un’altra sepoltura a meritare una particolare menzione: la “tomba del guerriero della Muratella”, databile fra il 3700 e il 2300 a.C. e recuperata perfettamente intatta nel suo scheletro – un uomo adulto di circa 25 anni, deposto supino con gli arti superiori flessi, le mani sul pube e gli arti inferiori piegati – e nel ricco corredo costituito da frecce e utensili in selce e rame.
La tomba, scoperta nel corso di indagini archeologiche preventive nel 2006 nel territorio esteso sul poggio della Muratella (in località Casale Somaini, nei pressi di Via della Magliana), era una sepoltura isolata a grotticella scavata nel locale strato argilloso.
Insomma è forse possibile non partecipare ad una nostra visita guidata per ammirare dal vivo tutta questa meraviglia? Certo che no! Controlla nel programma mensile quando è prevista la prossima visita guidata!