Tutto ebbe inizio nel lontano 1592 quando a Viterbo nacque la donna che sarebbe diventata ben presto la padrona indiscussa di Roma: Olimpia Maidalchini. La donna non ha nobili origini, studia in convento ma fugge prima di prendere i voti e si sposa con un ricco viterbese. Il matrimonio dura ben pochi anni e la giovane Olimpia rimane vedova con un bel gruzzoletto e parte in pellegrinaggio verso Loreto, dove incontra il suo “principe azzurro”: Pamphilio Pamphilj, un cinquantenne di ottima famiglia! Ed è subito amore: ecco come Olimpia entra a pieno diritto nell’importante nobiltà romana.
Il matrimonio con Pamphilio Pamphilj
Vive con il marito nel palazzo di famiglia a piazza Navona e fin da subito ben se la intende con il cognato, Giovanni Battista, un brillante prelato in forte ascesa, con il quale le malelingue la vogliono molto affiatata. Ma Olimpia, nonostante il marito non sia più giovane, riesce ad tre figli, due femmine e un maschio, mentre con Giovanni inizia un vero e proprio sodalizio in affari!
Il rapporto con il cardinale futuro Innocenzo X
Giovanni nel 1630 diventa cardinale, Olimpia gestisce il potere di famiglia e fa vita mondana: compra, vende, presta soldi ad usura, fa acquistare possedimenti al marito, fino a quando questi, nel 1939 muore, lasciandola nuovamente vedova. Ma non è una così grande tragedia, anzi. Olimpia ormai è la vera padrona di Roma anche perché nel 1644, alla morte di Urbano VIII, proprio Giovanni viene eletto papa con il nome di Innocenzo X. Non tutti sono contenti, anzi, si dice in giro che nel suo pontificato avrà gran mano la cognata! E quanto avevano ragione! Subito sistema qualche parente e primo fra tutti il figlio Camillo, che a 26 anni diventa cardinal nepote, cioè tuttofare del papa.
La nascita della “papessa”
Ardita, spavalda, avida di denaro Olimpia inizia ad essere chiamata la “papessa”: è sempre in giro negli appartamenti papali, in prima fila nelle cerimonie politiche e religiose, appare potente ma non è interessata alla politica, quanto piuttosto ai piccoli affari: assegnazioni di doni, cariche e regali. E’ donna scaltra, furba, intelligente, particolarmente attenta a tutto quanto viene costruito per i Pamphilj. Per aumentare l’importanza della famiglia, dice la sua in molti progetti, soprattutto nel palazzo e nei monumenti di piazza Navona: il palazzo diviene una vera e propria dimora principesca, grazie alla straordinaria galleria di Borromini dipinta da Pietro da Cortona, mentre la piazza inizia ad assumere il suo carattere più elegante con la sistemazione della Fontana del Moro e la realizzazione della Fontana dei Quattro Fiumi, grazie a Bernini. Il potere e la ricchezza continuano ad aumentare fino a quando però, proprio l’amato figlio Camillo, le gioca un brutto scherzo: si innamora di Olimpia Aldobrandini, getta via la carica di cardinale e la sposa. Mamma e zio non la prendono affatto bene e i due giovani vengono confinati a Frascati, rientreranno poi a Roma solo in seguito alla nascita di un figlio.
Il declino di Donna Olimpia: esilio e morte
I guai iniziano in seguito in realtà, quando Innocenzo X nomina come cardinal nepote un nemico acerrimo della donna, Camillo Astalli: per Olimpia è un colpo basso e si rinchiude nel palazzo di piazza Navona. Ma nel 1653, c’è un riavvicinamento grazie al matrimonio tra il nipote di Olimpia e il principe Barberini: ovviamente l’idea è quella di utilizzare la nuova parentela con i Barberini per scalzare l’Astalli e così riesce a riavvicinarsi a Innocenzo X, anzi nel 1654 i due si nominano reciprocamente eredi. Olimpia inizia a prendere tutto quello che può, il papa è ormai molto anziano e il giorno della sua morte, nel 1655, si racconta che la donna gli portò via ben due casse piene d’oro che il pontefice teneva sotto il letto! Olimpia capisce che per lei è giunta la fine: scappa a gambe levate, lasciando lì la salma. Con il nuovo papa Alessandro VII Chigi, la vita a Roma per la nostra Olimpia diventa impossibile: viene esiliata e processata per appropriazione di denaro dello Stato e del papa; si ritirò così nelle sue tenute di Viterbo, morendo di peste nel 1657 all’età di 65 anni.
La Pimpaccia e Pasquino
E’ per il suo carattere che la si chiama “Pimpaccia”, dispregiativo di Pimpa, un personaggio teatrale della Roma barocca già di per sé poco simpatico e che la si ricorda in alcune pasquinate:
Per chi vuol qualche grazia dal sovrano
aspra e lunga è la via del Vaticano.
Ma se è persona accorta
corre da Donna Olimpia a mani piene
e ciò che vuole ottiene.
È la strada più larga e la più corta.
Il fantasma di Donna Olimpia
Ma Olimpia non si è mai infastidita, anzi, era molto compiaciuta e forse ancora si diverte a provocare come fantasma: si racconta infatti che di notte sia possibile vederla sulla sua carrozza, carica di tesori e trascinata da quattro cavalli al galoppo, sfrecciare per le strade del centro, da piazza Navona fino al Tevere, diretta a villa Pamphilj sul Gianicolo. Non è forse un caso che fino al 1914 esisteva fuori Porta San Pancrazio una via Tiradiavoli che, secondo la leggenda, nel nome ricorderebbe i diavoli che qui aprirono una voragine per riportarsi all’inferno la “Pimpaccia”, il carro e tutto il resto!