Roma durante il corso dei secoli ha cambiato più volte il suo aspetto.

 

Roma e le prime sistemazioni: il Cinquecento

Numerose infatti furono le demolizioni e le radicali trasformazioni di antiche porzioni cittadine sistemate poi, appositamente, per fare spazio al “nuovo” che di volta in volta avanzava. E tra le più celebri rioganizzazioni storiche possiamo annoverare gli interventi Cinquecenteschi che portarono all’apertura di via Giulia, alla realizzazione del Tridente a piazza del Popolo e alla creazione dei Borghi tra la Basilica di San Pietro e Castel Sant’Angelo.

 

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Roma Capitale: i muraglioni

Il momento di attività urbanistica maggiormente intensivo, si verificò però dopo l’Unità d’Italia, nel 1871, quando Roma fu scelta come nuova capitale del Regno: la città doveva dunque cambiare il proprio aspetto per poter competere con le ben più moderne capitali europee, in primis Parigi e Londra. Per circa 30 anni la Capitale sembrò dunque un unico grande cantiere a cielo aperto. Il primo intervento – immenso – che cambiò radicalmente l’aspetto della città fu la costruzione dei muraglioni del Tevere con il progetto dell’ing. Raffaele Canevari: opera necessaria per la protezione dalle inondazioni, ma scioccante visto che andò a modificare per sempre il rapporto della città con il suo fiume, cancellando la navigabilità del Tevere, la presenza degli antichi porti cittadini (Porto di Ripa Grande, Porto di Ripetta e Porto Leonino) e gli antichi mulini dell’Isola Tiberina.

 

 

Vittoriano – Altare della Patria

Altro immenso intervento di demolizione, si verificò alla morte del Re Vittorio Emanuele II: per consentire la costruzione del Vittoriano furono infatti smantellati i fianchi del Campidoglio (perdendo la Torre di Paolo III e il Convento dell’Aracoeli) e fu allargata piazza San Marco (futura piazza Venezia), perdendo così edifici di pregio come Palazzo Bolognetti-Torlonia, mentre altri come Palazzetto Venezia, furono salvati, ricostruiti e spostati. Per la realizzazione di un monumento che celebrasse il culto del Re unificatore dell’Italia, fu scelto il progetto dell’arch. Giuseppe Sacconi: i lavori iniziarono nel 1885 e il Vittoriano fu inaugurato (incompleto) nel 1911 in occasione del 50° Anniversario dell’Unità d’Italia. Il monumento poi nel 1921 divenne Altare della Patria con la tumulazione della salma del Milite Ignoto, ma i lavori di costruzione furono completati unicamente nel 1935!

 

 

La Stazione di Roma Termini

Il vertice della modernizzazione tecnologica consentita da Pio IX fu l’introduzione della ferrovia, il cui primo tratto da Roma a Frascati era stato inaugurato già nel 1856, seguito poi nel 1867, dalla linea Roma-Civitavecchia-Orbetello, dalla Roma-Orte e dalla Roma-Ceprano. La scelta di centralizzare i punti d’arrivo ferroviari all’Esquilino, localizzando a Termini la nuova stazione centrale inaugurata nel 1867, fu fortemente voluta da Monsignor de Merode, che aveva acquistato ampi terreni nella zona: con la creazione della direttrice di Via Nazionale verso il Corso, vincolò fortemente il primo sviluppo urbanistico postunitario.

 

Edilizia residenziale: la nascita dei nuovi quartieri

Per quanto riguardava l’edilizia privata, invece i protagonisti furono i finanzieri – italiani ma anche francesi, belgi e tedeschi – che vedevano nella nuova capitale da costruire una grande occasione di investimento e di speculazione: nacquero così le nuove aree residenziali intorno alla Stazione Termini, all’Esquilino, a Castro Pretorio, al Viminale e al Celio. Tra i quartieri più interessanti realizzati proprio dopo l’Unità d’Italia vi sono la Garbatella, San Lorenzo, San Saba e Ostiense-Testaccio, dalla chiara destinazione operaia, visto che dovevano accogliere principalmente case popolari.

 

 

Sedi di governo e architetture umbertine

Importante fu poi la trasformazione di alcuni edifici, come per esempio i conventi, in sedi ministeriali; la costruzione di imponenti strutture in grado di ospitare la nuova forza lavoro impiegatizia e ancora la sistemazione dei palazzi nobiliari in nuove sedi di governo (Palazzo del Quirinale, Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama). Tra le più belle architettura umbertine troviamo il Planetario e Museo Astronomico e l’Acquario Romano, entrambe realizzate nei primi anni del 1900 quando era sindaco Ernesto Nathan, a cui si deve inoltre l’inaugurazione dello Zoo di Roma a Villa Borghese.

 

 

Gli sventramenti del Fascismo

Con Roma capitale del Fascismo, il centro della città fu interessato da importanti lavori di riqualificazione. Il motivo era dettato in primis da ragioni politico-propagandistiche, volte a isolare i monumenti dell’antichità romana facendoli “giganteggiare nella necessaria solitudine”. Ecco quindi i due più impressionanti sventramenti: l’apertura di via dell’Impero (oggi via dei Fori Imperiali) con l’eliminazione dell’intero quartiere Alessandrino sorto in mezzo all’area dei Fori e l’apertura di via della Conciliazione, sorta dopo l’abbattimento della “spina” dei borghi, permettendo così la visione di San Pietro fin da lontano, ma annullando totalmente gli studi prospettici ideati da Gian Lorenzo Bernini. A queste si aggiunsero poi le demolizioni per l’apertura della via del Mare (oggi via Petroselli e via del Teatro Marcello) e l’apertura di piazza Augusto Imperatore per isolare le rovine del Mausoleo di Augusto e quelle qui ricollocate dell’Ara Pacis.

 

 

I quartieri e le nuove “città” di chiaro stampo Fascista

Molte furono inoltre le costruzioni disseminate in tutta la città di chiaro stampo fascista come per esempio il quartiere dell’Eur o le “città” del Foro Italicodella nuova università La Sapienza o del cinema a Cinecittà. Dulcis in fundo, impossibile non menzionare la creazione delle borgate ufficiali di Roma (come per esempio Trullo, Primavalle, Tiburtino III, Tor Marancia, Tufello, ecc.), insediamenti di edilizia popolare e di bassa qualità, realizzati dal 1930 al 1937 nell’Agro Romano, lontani dal centro abitato e al di fuori del Piano regolatore. Le borgate vennero attuate come soluzione economica e veloce per risolvere il problema dell’alloggio e al contempo isolare le categorie più emarginate (baraccati, sfrattati, disoccupati, lavoratori saltuari, immigrati, ecc.), le cui caratteristiche sociali, morali e politiche contrastavano con l’immagine nuova e grandiosa che il regime fascista voleva imprimere alla “Terza Roma”, nuovo centro propulsivo del paese.

 

 

 

Qualche riferimento per approfondire:

  • Collana a cura di Ursula Salwa e Attilio Wanderling, Roma nella Belle Époque, Ed. Intra Moenia
  • Emilio Gentile, Fascismo di pietra, Ed. Laterza
  • L’album di Roma (Roma Capitale): www.albumdiroma.it

 

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