Tra le figure più celebri del Seicento romano, la regina Cristina di Svezia occupa un ruolo di primaria importanza, non solo a livello politico ma anche – e soprattutto – culturale. Scopriamo insieme tutta la sua affascinante storia.

 

Cristina di Svezia: un po’ di storia

Nata a Stoccolma nel 1626, era figlia del Gustavo II Adolfo di Svezia. Fu educata dal cancelliere Oxenstierna con molta cura, ma quasi virilmente, poiché perse il padre molto presto tanto che gli succedette al trono all’età di soli 6 anni, rimanendo poi al comando fino al 1644, occupandosi direttamente degli affari dello stato.

 

 

Dopo la pace di Vestfalia si dedicò alle letture filosofiche e letterarie predilette, chiamando a Stoccolma i più celebri uomini di cultura del tempo tra cui Grozio e Cartesio, ma trascurando forse il governo che andò in mano di favoriti, con malcontento del paese.

 

La conversione al Cattolicesimo e l’arrivo a Roma

Subì una profonda crisi religiosa che nel 1654 la portò a convertirsi al cattolicesimo e ad abdicare in favore del cugino Carlo Gustavo che divenne re con il nome di Carlo X, decidendo poi di lasciare subito la Svezia temendo le vendette dei protestanti. Si recò dapprima in Olanda, in Austria ed infine in Italia, decidendo di stabilirsi a Roma.

Arrivò in città nel 1655 dove fu accolta con onori e grandi festeggiamenti: che trionfo per il nuovo papa, Alessandro VII Chigi, poter accogliere una regina convertita! L’ex sovrana raggiunse il Vaticano a bordo di una lettiga appositamente disegnata per lei da Gian Lorenzo Bernini del quale divenne grande amica, facendo spesso visita all’artista nel suo studio. In suo onore, fu lo stesso Bernini a restaurare la famosa Porta del Popolo, sulla quale ancora oggi si può leggere la scritta che inneggia al “suo felice e fausto ingresso”  in città (Felici faustoque ingressui) avvenuto il 23 dicembre 1655, posta subito al di sotto del simbolo araldico dei Chigi.

 

 

Giunta nella Basilica di San Pietro, la regina si inginocchiò di fronte all’altare e, il giorno di Natale, ricevette tutti i sacramenti per mano dello stesso papa: il suo status era infatti quello di una delle più notevoli donne convertite al cattolicesimo.

Fu un periodo pieno di importanti celebrazioni anche perché proprio in quel periodo ricadeva anche l’anniversario di Alessandro VII e i festeggiamenti la tennero occupata sino a quando non si insediò ufficialmente a Palazzo Barberini, dove Cristina venne accolta da una folla di 6000 spettatori oltre che da una processione di cammelli ed elefanti abbigliati all’orientale e con torri in legno sulle loro groppe!

 

Cristina di Svezia_Palazzo Barberini_lasinodoro

 

Risiedette poi a Palazzo Farnese e, legatasi al cardinale Azzolino, si diede a intrigare per avere la corona di Napoli, poi pensò anche, con l’appoggio della Santa Sede, alla corona del regno di Polonia: tutti piani fantastici che le procurarono diffidenze e amarezza, oltre all’ostilità del proprio paese.

 

La residenza a Palazzo Corsini e l’Accademia dell’Arcadia

Dopo aver viaggiato nuovamente per tutta l’Europa, facendo anche per brevi periodi ritorno in Svezia (nel 1660 e nel 1667) , decise infine di rientrare a Roma e di stabilirsi a Palazzo Corsini. Qui fece modificare gli interni per ospitare la collezione di statue al pianterreno e la quadreria al piano nobile; e di questa fase, si conserva ancora oggi traccia nell’Alcova della Regina, dove sopravvivono le decorazioni cinquecentesche.

 

 

La regina, donna di grande cultura e amante delle arti, utilizzò il palazzo come sede per la sua piccola corte, organizzando feste e avventure galanti, ma anche e soprattutto come sede del circolo intellettuale da lei istituito nel 1674: l’Accademia Reale che fu l’origine dell’Accademia dell’Arcadia fondata poi ufficialmente nel 1690 da Giovanni Vincenzo Gravina, Giovanni Mario Crescimbeni e altri 12 letterati, dopo la morte di Cristina di Svezia, nel cui salotto erano soliti riunirsi.

 

Jacob_Ferdinand_Voet_Ritratto di Cristina_di_Svezia_lasinodoro

 

Il nome fu scelto con riferimento alla regione greca, simbolo fin dall’antichità di vita innocente e serena. I soci, detti “pastori”, crebbero ben presto e sempre di più di numero tanto che l’Accademia istituì varie colonie, fissando la sua sede, nel 1725, sul Gianicolo nel celebre Bosco Parrasio.

 

La sepoltura in San Pietro

Cristina di Svezia_Monumento funebre San Pietro_lasinodoroNel febbraio del 1689 la sessantaduenne Cristina si ammalò seriamente e il 19 aprile dello stesso anno morì, confortata solo dal cugino, il marchese Michele Garagnani, e dal fedele cardinale Azzolino che presenziò al suo capezzale fino alla sua dipartita. Aveva chiesto di essere sepolta in una tomba semplice, ma Innocenzo XI Odescalchi insistette per prima cosa nel voler esporre il suo corpo su un lit de parade per quattro giorni a Palazzo Corsini.

Imbalsamata, vestita di broccato bianco e munita di maschera d’argento sul viso, scettro tra le mani e corona di metallo smaltata sul capo, venne posta in tre bare (una di cipresso, una di piombo e una di quercia). La processione del funerale venne guidata dalla Chiesa di Santa Maria in Vallicella sino alla Basilica di San Pietro, dove la regina fu sepolta nelle Grotte Vaticane, una delle sole tre donne ad aver avuto questo privilegio (le altre furono Matilde di Canossa e Maria Clementina Sobieska). E sempre in suo onore il papa commissionò a Carlo Fontana la realizzazione di un imponente monumento funebre che ancora oggi possiamo ammirare all’inizio della navata destra, quasi di fronte alla struggente Pietà di Michelangelo.

Controlla nel programma mensile quando è possibile visitare insieme a noi questi straordinari luoghi profondamenti legati al soggiorno romano di Cristina di Svezia!