Il Rione Trastevere, come molte altre aree di Roma, cela ancora oggi interessanti resti archeologici nel suo sottosuolo, in alcuni assai noti al grande pubblico (come per esempio i sotterranei di Santa Cecilia), altre volte invece non così tanto. Ed è questo per esempio il caso degli scavi effettuati all’interno dell’ex conservatorio di San Pasquale Baylon, oggi sede del Collegio Universitario Internazionale di Roma, che ospita studenti da tutto il mondo.

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La storia del complesso

E’ il 1743 quando padre Nicolò Ricci decide di acquistare un nucleo di immobili posto tra via Anicia e via dei Salumi, a pochi passi dal complesso dei Genovesi, per far costruire un conservatorio per le giovani fanciulle orfane e povere, di cui da alcuni anni si occupa come padre spirituale.

L’opera pia, sotto la protezione del santo francescano spagnolo Pasquale Baylon, era stata infatti fondata alcuni anni prima per permettere alla “zitelle” di avere un luogo sicuro in cui dimorare e imparare un mestiere (solitamente legato al mondo della sartoria), ricevendo inoltre una cospicua dote in caso di matrimonio o vocazione monastica!

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Questi immobili però, nascondono anche una storia ben più sorprendente, che solo scavi recenti hanno definitivamente messo in luce!

I sotterranei del Conservatorio

Entrando nell’attuale collegio infatti e scendendo di alcuni metri sotto l’attuale piano di calpestio, è possibile scorgere i resti di numerose murature antiche, frammenti di pavimenti in mosaico e in marmo, testimonianze di una lunga frequentazione del sito che va dal I secolo a.C. fino ai nostri giorni, con alterne vicende.

Dai ritrovamenti infatti si è potuto ricostruire una cronologia abbastanza certa che vede in origine impiantarsi qui un edificio di dubbia funzione realizzato con grossi blocchi di tufo, di cui restano solo pochi resti (datato al I secolo a.C.), largamente riutilizzati nelle fasi successive.

Successivamente, intorno al II secolo d.C., la zona si caratterizza per la presenza di numerose insulae (veri e propri condomini popolari) che si affacciano su tratti di basolato, forse cortili interni o strade, con le loro botteghe di cui restano visibili alcune tracce dei cardini delle porte, ma sono stati ritrovati anche i resti di un’antica fontana!

La stessa situazione abitativa, caratterizzata da insulae, si ritrova anche nel secolo successivo, il III d.C.: sono stati rinvenuti infatti alcuni ambienti appartenenti ai diversi nuclei abitativi, alcuni con tracce di pavimento musivo a tessere bianche e nere e lacerti di intonaco dipinto, oltre ad un altro piano stradale caratterizzato dai tipici basoli romani.

Nel IV secolo d.C., molte parti dell’insula di III secolo, vengono acquistate da un unico facoltoso proprietario, che decide di trasformarle in un’unica sontuosa domus, caratterizzata da un’aula centrale absidata e decorata con pavimento in lastre di marmo policromo, così come parte delle pareti (come si evince dagli strati di preparazione dell’intonaco, atto all’alloggiamento delle lastre, andate purtroppo perdute).

Purtroppo nel V secolo, la domus, così come le altre zone limitrofe, venne abbandonata, forse in conseguenza al terribile sacco di Alarico del 410. Da questo momento in poi si alternano momenti di abbandono e ruralizzazione della zona, a momenti di riutilizzo come discarica, piccolo cimitero, calcara per la calcinazione dei materiali antichi, uso abitativo, fino a giungere alla costruzione del Conservatorio stesso.

Una interessante visita che svela passo dopo passo i tesori nascosti nel sottosuolo dell’Urbe! Controlla il programma mensile per vedere quando è prevista la prossima visita guidata al Conservatorio di San Pasquale Baylon!