Cavalier Gian Lorenzo Bernini al vostro servizio! Eccomi qui, il più grande scultore e architetto del mio tempo… Quale è il mio tempo dite? Io sono vissuto nel milleseicento e modestamente sono ritenuto l’artista più importante del Barocco.

Cos’è questo Barocco vi chiederete voi? Beh, come poterlo spiegare in poche parole… dunque, vediamo, il Barocco è emozione, sentimento, stupore… ed è così che gli studiosi negli anni a seguire hanno descritto l’arte barocca, tipica del mio tempo.

 

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Famose in tutta Roma erano le litigate tra me e Francesco Borromini…

Certo non fui il solo artista barocco, ve ne furono molti altri, alcuni dei quali furono anche abbastanza bravi – certo non come me – come ad esempio Pietro da Cortona e un tale Francesco Borromini, uno che veniva dal Nord, un tipo scontroso e attaccabrighe. Io non è che lo abbia mai sopportato, con quella sua aria sempre cupa ed imbronciata, sembrava un uccellaccio del malaugurio! Ogni volta che c’era anche lui in un cantiere ecco che scoppiavano liti e incomprensioni.

Famose in tutta Roma erano le nostre litigate, anche a distanza! Mi viene in mente quella volta in cui il Borromini mi volle prendere in giro costruendo sulla finestra di un palazzo di fronte casa mia un bel paio di orecchie d’asino per sbeffeggiarmi. Figuriamoci, la mia risposta non tardò ad arrivare. Costruì infatti un grande BIIIIIIIPPPPP di pietra! Ah scusate non posso dire parolacce?!?

Va bene allora, tornando a me, sono originario di Roma ma nacqui per caso a Napoli nel 1598. Mio padre Pietro era un bravo artista e spesso viaggiava per lavoro. Sin da piccolo iniziai a lavorare nella sua bottega e tra le mie prime opere ricordo la statua della capra Amaltea con il piccolo Giove (si tratta di una vicenda tratta da un mito greco).

Mi è sempre piaciuto lavorare il marmo! Quei grossi blocchi squadrati piano piano, con forza ed energia, cedevano sotto i colpi della mia mazzetta e del mio scalpello fino a prendere la forma che desideravo! Volevo che le mie sculture fossero più belle di quelle di Michelangelo, il genio del Rinascimento e addirittura competessero con quelle degli antichi greci e romani!

 

La mia arte: movimento, energia, cogliere l’attimo

Ho sempre cercato di cogliere l’attimo nelle mie sculture, di fissare un momento preciso nel marmo. Amavo dare movimento ed energia alle mie opere: ecco allora la statua con Enea, il padre Anchise e il figlio Ascanio che scappano da Troia; oppure il rapimento di Proserpina da parte del dio degli Inferi Ade; e ancora il giovane David che sta per scagliare una pietra con la fionda sul gigante Golia e poi la fuga della povera Dafne che pur di sfuggire ad Apollo si tramuta in albero.

 

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Ho sempre cercato di cogliere l’attimo nelle mie sculture, di fissare un momento preciso nel marmo, anche quando mi cimentavo nei ritratti dei miei amici, solitamente donne e uomini potenti e ricchi, tra cui i papi.

 

San Pietro: il Baldacchino e la piazza

Furono loro in particolare a richiedermi anche i progetti per costruire palazzi e chiese. Non per vantarmi, ma sono il numero uno anche in fatto di architettura! Avete presente piazza San Pietro a Roma con le colonne tutte intorno? Ecco, quello l’ho fatto io.

 

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E dentro la basilica il cosiddetto baldacchino, cioè quella struttura che sta sopra l’altare? Ecco anche quella l’ho costruita io! Trattavo gli edifici come fossero blocchi di marmo: pieni e vuoti, parti che vengono in avanti, parti che rientrano, luci e ombre, pietre colorate e pareti bianche… tutto per dare luce e movimento e creare stupore!

 

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Ma io come ero veramente?

Ero socievole, aperto e cortese, mi dilettavo anche con la pittura e con le scenografie teatrali. Certo, non facevo tutto da solo, avevo molte persone che lavoravano con me nelle mie botteghe e a parte qualche momento in cui fu ingiustamente criticato, sono sempre stato sulla cresta dell’onda! Ci sapevo fare non solo nel mio lavoro ma anche nel compiacere i miei committenti (cioè coloro che mi pagavano!): ero socievole, aperto e cortese, mi dilettavo anche con la pittura e con le scenografie teatrali.

Sì, è vero, sono anche sempre stato molto focoso e passionale, arrabbiandomi spesso. Le mie urla si sentivano anche dall’altra parte della città quando “mi giravano i cinque minuti”! Ho anche fatto brutte cose, di cui non sono fiero, soprattutto in campo amoroso, ma non ho voglia di parlarne ora.

Vissi molti anni, più di ottanta, e nella mia vita ebbi grandi onori, non solo in Italia ma anche all’estero, soprattutto in Francia dove lavorai alle dipendenze di Luigi XIV, detto il re Sole. Ma con il passare del tempo, divenni sempre più pensieroso – oltre che pelato ahimè – e spesso mi sorprendevo a chiedermi se poi qualcosa di buono lo avessi realmente fatto nella mia vita.

 

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Che brutta la vecchiaia!

In vecchiaia mi ritrovai con una sola consolazione: passeggiare da casa mia, vicino a via del Corso fino al colle Quirinale, dove avevo costruito alcuni anni prima la chiesa dedicata a Sant’Andrea. Qui amavo ritirarmi in solitudine e pensare che quella davanti a me era l’unica mia opera degna di essere ricordata.

Così in realtà non fu. Dopo la mia morte nel 1680, attorniato dai miei figli, venni celebrato come il più grande artista del mio tempo, il nuovo Michelangelo. Il mio corpo fu sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma e ancora oggi da tutto il mondo vengono ad ammirare le mie opere, con il loro carico di emozione ed energia!

 

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