Dell’acerrima rivalità tra Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini molto si è parlato e fiumi di inchiostro sono stati scritti dai più eminenti studiosi di storia dell’arte. I loro caratteri forti e irascibili, la loro genialità e il loro modo di “interpretare” il mondo, li hanno portati non solo allo scontro ma a posizionarsi nei secoli agli antipodi dell’arte del Seicento.

E quello che risalta mettendo a confronto le architetture dei due maestri è sicuramente la diversa manifestazione di un sentimento artistico, il Barocco, che entrambi hanno saputo plasmare e trasformare in qualcosa di essenzialmente unico e nuovo.

Lungo via del Quirinale, a pochi metri di distanza, sorgono due importanti chiese capitoline, l’una dedicata a Sant’Andrea Apostolo e costruita dal Bernini nella fase tarda della sua vita, tra il 1658 e il 1678; l’altra edificata in onore della SS. Trinità e di San Carlo Borromeo – detta San Carlino – da Borromini, che molto aveva a cuore il suo santo protettore. 

 

Bernini in Sant’Andrea al Quirinale

Sant’Andrea Apostolo sorge di fronte alla Manica Lunga del Palazzo presidenziale del Quirinale e risale almeno all’XI secolo, sebbene gli interventi successivi, in particolare quello di Bernini, portarono alla sua riedificazione in pratica dalle fondamenta. Già la particolare facciata esterna ci fa intendere che non siamo di fronte alla classica chiesa seicentesca ma che questo luogo può essere considerato il compendio del Barocco e quasi il suo superamento.

 

 

All’interno la pianta ellittica con cappelle radiali è sicuramente il tratto più originale dell’edificio, splendidamente armonizzato grazie al sofisticato movimento imposto alle pareti, che si aprono e chiudono creando interessanti giochi di pieni e vuoti, culminanti nella grande cupola sommitale.

 

Sant'Andrea al Quirinale

 

Marmi policromi, stucchi bianchi e dorati rendono questa chiesa ricca ma al tempo stesso delicata: per Bernini era fondamentale che tutto l’edificio concorresse allo scopo primo per cui era stata edificata e cioè l’elevazione spirituale e l’insegnamento dei novizi della Compagnia di Gesù. Si dice che Bernini, ormai vecchio e stanco, amasse rifugiarsi all’interno di questa chiesa, la sola opera che dava conforto al suo cuore e di cui andasse fiero!

Borromini in San Carlo alle Quattro Fontane

Poco oltre, all’incrocio delle Quattro Fontane, si eleva fiera pur nelle sue dimensioni contenute, il capolavoro di Borromini, San Carlino, costruito tra il 1634 e il 1664, anche se i lavori proseguirono oltre sotto la direzione del nipote a causa della prematura scomparsa del maestro, avvenuta nel 1667. Qui, a causa del poco spazio a disposizione, Borromini dovette metter mano a tutto il suo ingegno per creare una soluzione architettonica non solo strabiliante ma anche funzionale.

 

 

All’esterno – come in Sant’Andrea – troviamo una facciata movimentata e insolita, preludio alla sorpresa interna: la pianta ellissoidale ha come motivo principale la linea ondulata, esaltata, quasi esasperata, dalla scelta sobria e candida delle decorazioni. E nonostante non vi sia un’assoluta simmetria tra le parti, il tutto risulta omogeneo, grazie proprio all’impiego di innovative soluzioni architettoniche, come per esempio la cupola che lega, non solo idealmente, tutte le parti.

 

 

 

Alla fine di questo breve viaggio alla scoperta di questi due capolavori dell’architettura romana la domanda che sorge spontanea è: serve davvero mettere a confronto due artisti, due anime così diverse o non è forse meglio godere semplicemente di ciò che generosamente ci hanno lasciato? Ai posteri l’ardua sentenza!