Dopo anni di chiusura e lavori, ha finalmente riaperto al pubblico – grazie a un’opera di mecenatismo della Maison Bulgari – l’area sacra di Torre Argentina! Grazie a un sistema di passerelle sarà dunque possibile passeggiare all’interno di uno dei fori più importanti della città e ammirare da vicino le vestigia dei templi di epoca repubblicana, oltre ai resti di altri monumenti presenti nel cuore di quello che un tempo era conosciuto come Campo Marzio.
La storia dell’area archeologica
La storia dell’area archeologica ha inizio nel secolo scorso, quando nel 1926 l’area fu sventrata per accogliere i nuovi edifici che si sarebbero dovuti insediare in questo angolo strategico della città: dopo accese discussioni se proseguire con l’ammodernamento del quartiere o ridare lustro alle testimonianze del passato, fu lo stesso Benito Mussolini ha inaugurare l’area con una cerimonia che si tenne simbolicamente il 21 aprile del 1929.
Dopo anni di scavi e restauri, alternati a periodi di abbandono, finalmente la Sovraintendenza Capitolina ha dato vita ad un interessante progetto, teso a far rivivere le testimonianze di un passato, quello repubblicano, spesso non molto noto. Le fasi imperiali infatti – così come quelle successive – celano spesso al di sotto le testimonianze dei lunghi secoli in cui Roma fu una potente Repubblica e in cui sì andarono delineando le caratteristiche che con il tempo la portarono a dominare tutto il Mediterraneo e non solo.
Quattro templi e gli altri resti
La vasta piazza lastricata ospita infatti una serie di resti tra cui i quattro templi indicati con le lettere dell’alfabeto A, B, C e D; una piccola porzione del portico adiacente al Teatro di Pompeo, dove alle Idi di Marzo del 44 a.C. venne pugnalato Giulio Cesare; una latrina pubblica facente parte sempre dello stesso complesso; resti del portico di Minucia, che dopo la sua ricostruzione venne ad inglobare i quattro suddetti templi. Per maggiori dettagli sull’area archeologica di Torre Argentina, puoi leggere anche il nostro precedente articolo.
Le divinità venerate nei quattro templi
Soffermiamoci ora sulle divinità a cui i quattro templi erano dedicati:
- il più antico, il tempio C, era preposto al culto della dea Feronia;
- il secondo in ordine cronologico, il tempio A, era consacrato alla dea Giuturna;
- il terzo, il tempio D, era intitolato ai Lari Permarini;
- infine il tempio B, il più recente era votato alla dea Fortuna.
Feronia (Tempio C)
Era un’antica dea italica, il cui luogo di culto più importante si trovava presso il Monte Soratte, nei pressi di Capena ma era venerata anche nelle zone di Terracina, Palestrina e nell’Etruria. Era una divinità della fertilità, di tutto ciò che da sottoterra esce alla luce del sole, delle acque sorgive, dei boschi, delle selve e delle belve. Era però protettrice anche degli schiavi liberati, oltre ad avere anche proprietà guaritrici e magiche, come testimonierebbero, presso i suoi luoghi di culto, i numerosi ritrovamenti di ex voto sotto forma di parti anatomiche umane.
Giuturna (Tempio A)
Anch’essa di origine italica, era una ninfa protettrice delle fonti e delle sorgenti. Venerata in origine forse nei pressi di Lavinio, aveva anche all’interno del Foro Romano un luogo di culto, il lacus Iuturnae. Su di lei ci sono due differenti versioni del mito: in una è rappresentata come moglie del dio Giano e madre del dio Fons, che via via la soppianterà come protettore delle fonti. Nella seconda versione invece, compare come sorella di Turno re dei Rutuli, amata da Giove che le concesse il dominio sulle acque dolci del Lazio e l’immortalità. Nell’Eneide, Virgilio ci racconta la disperazione di Giuturna dopo la tragica morte dell’amato fratello per mano di Enea.
Lari Permarini (Tempio D)
Rientrano nella categoria dei Lari, divinità protettrici di origine etrusca. Inizialmente la loro sfera di influenza era legata soprattutto alla protezione della casa e più in generale della proprietà agraria. Successivamente dalla campagna e dall’ambito privato. Il culto giunse in città e si sviluppò anche nella vita pubblica. In particolare i Lari Permarini avevano il compito di proteggere le vie marittime e fluviali, divenendo divinità marinaresche. Erano solitamente rappresentati come giovani ricciuti con corta tunica cinta e alti calzari, in atto di danza, levando nella mano destra un rhytòn e protendendo nella sinistra la patera.
Dea Fortuna (Tempio B)
Nell’area sacra di Torre Argentina si venerava in particolare la Fortunae Huiusce Diei, cioè “La Fortuna del Giorno Presente”. Dea primigenia, aveva il dominio sulla nascita, vita e morte e per questo era considerata anche una dea della fertilità e della crescita (da qui l’attributo della cornucopia) ma anche guaritrice. Come dea della morte aveva un carattere bellico ma anche di garante della giustizia e della certezza delle punizioni. Era una dea oracolare, determinando così il destino degli individui. Secondo la tradizione, fu il re Servio Tullio, suo amante, a portare a Roma il suo culto. Numerosi sono i suoi titoli ed epiteti.
Per approfondire queste ed altre curiosità, non ti resta che visitare con noi l’area sacra di Largo di Torre Argentina, con la nuova apertura. Scopri le prossime date nel programma mensile!