600 metri di lunghezza, 140 metri di larghezza e una capienza di circa 250.000 spettatori. Questi i numeri da capogiro del Circo Massimo! L’edificio fu per gli stessi romani qualcosa di straordinario, la cui storia si fonde con il racconto della fondazione stessa di Roma.
Il Circo Massimo: le origini
Fu proprio nella spianata tra Aventino e Palatino che, secondo la tradizione, avvenne il celebre Ratto delle Sabine e fu proprio in questo luogo che, già da Romolo, si svolgevano e organizzavano numerose festività legate al ciclo agricolo. La sua importanza crebbe insieme alla città: furono i Tarquini a disporre nella vallata alcuni sedili in legno per gli spettatori e fu Giulio Cesare a dare il via alla costruzione del primo Circo in muratura.
Le trasformazioni del Circo Massimo durante i secoli
Tra I e II secolo d.C. l’edificio iniziò ad assumere la sua forma definitiva e l’intervento di costruzione voluto da Traiano – quello ancora oggi in larga parte visibile – fu inaugurato dall’imperatore nel 103 d.C. con giochi memorabili. Un tripudio di marmi colorati giunti da tutte le province dell’Impero rivestivano completamente l’intero Circo e non è difficile immaginare la folla urlante seduta lungo gli spalti mentre acclamava i propri beniamini.
Le corse dei cavalli e gli aurighi
Il Circo infatti era principalmente destinato alle corse dei cavalli: intrepidi aurighi (i fantini) preparavano con immensa cura il leggero carro di legno a due ruote da ancorare ai quattro cavalli da corsa. Aurighi e animali erano pomposamente abbigliati: i primi avevano un elmetto protettivo in testa, indossavano una veste colorata in base alla squadra di appartenenza ed erano muniti di frustino e pugnale; ai cavalli invece veniva attorcigliata la coda quasi a formare un sofisticato chignon adorno di lacci e pietre preziose.
Gli aurighi e i cavalli prendevano posto nelle carceres, gli stalli di partenza presenti lungo il lato breve del Circo (verso il Tevere), e da lì attendevano il via del magistrato, lanciando un fazzoletto bianco. I cavalli venivano lanciati al galoppo per ben 7 giri da compiere tutti intorno alla spina, la lunga e stretta piattaforma posta al centro della pista ed arricchita da numerose strutture: fontane, obelischi, altari, tempietti con all’inizio e alla fine le celebri metae, piccoli pilastrini piramidali che indicavano il punto di arrivo della gara. E le corse erano numerose nell’arco della giornata, si susseguivano infatti una dopo l’altra, destando sempre più interesse e scalpore tra il pubblico.
Le aree di visita e l’Arco di Tito
Grazie alla nuova area archeologica del Circo Massimo, recentemente aperta al pubblico, sarà possibile passeggiare lungo l’antica strada esterna al monumento (controlla il programma mensile per vedere la prossima visita), entrare nell’emiciclo meridionale costituito da gallerie, corridoi e numerose stanze di servizio (latrine, botteghe, locande e perfino uffici per le scommesse) ed immaginare le sedute destinate ai più alti ranghi della società e per questo vicine alla pista.
Ma il Circo Massimo era importante non solo per le corse, ma anche perché si veniva a trovare esattamente lungo il percorso delle processioni ufficiali che dal Campo Marzio, giungevano all’interno del Circo, per proseguire poi nel Foro fino al Campidoglio, trovandosi a passare proprio sotto l’Arco di Tito, il principale accesso al monumento, dedicato dal Senato e dal Popolo all’imperatore nell’81 d.C., anno della sua morte, in ricordo della sua impresa più celebre, la conquista di Gerusalemme. Un luogo unico per gli antichi romani e in grado ancora oggi di raccontare al visitatore tutti i suoi lunghi secoli di storia!